giovedì 28 novembre 2019

LA DESTRA RADICALE NEL PONENTE LIGURE (dalle origini agli anni '70) - di Giulio Aicardi -


Quanto stiamo scrivendo non ha la pretesa di dare una risposta esauriente  alla ricerca - Essa è incompleta e si limita a quanto raccolto da testimonianze di varie persone da noi interpellate  e da quanto letto  consultando libri, riviste sull' argomento e notizie riportate nella cronaca locale.-

I dati partono grosso modo dalla fine degli anni ' 50 e arrivano sino ai primi anni ' 70, dopodiché sarebbe per noi difficile ( per non dire  impossibile ) proseguire la ricerca in quanto, anche a causa spostamenti, non siamo a conoscenza di ciò che accadde in quell' area dopo quegli anni.

PROVINCIA DI SAVONA


A SAVONA l' estrema destra non aveva mai avuto vita facile. Neppure i più moderati esponenti di essa erano mai

riusciti a tenere un comizio  nella storica Piazza Sisto V, di fronte al Comune, dove di solito si tenevano comizi e manifestazioni di partiti e sindacati.


Nei primi anni ' 60 a Savona era presente una associazione combattentistica di reduci saloini che non aveva buoni rapporti con il M.S.I. .
 Responsabile di tale federazione era tale GIORGIO BARBIERI, che stampava un bollettino ciclostilato denominato S.I.G.N.A.L.


Nel 1963 che l' unico consigliere missino della città sabazia, ROMANO FASSIO ( nipote del armatore genovese di petroliere ), da una parte continuò a fare il consigliere comunale per il M.S.I.

, ma dall' altra fondò un gruppuscolo tutto suo denominato " Camicie Verdi" (1 ).

Il colore di tale abbigliamento era già stato usato ben  prima della Lega Nord e fin dagli anni ' 30 da vari movimenti parafascisti nel  mondo( Camicie verdi furono i legionari romeni della

"Guardia di Ferro" di CORNELIO CODREANU ( 2 ) e così pure gli " integralisti" brasiliani, vicini a GETULIO VARGAS, che allora avevano  tra le loro file anche  il giovane sacerdote HEDEL  CAMARA ( 3 ), che

più tardi assumerà posizioni progressiste, fino a venire denominato"il vescovo rosso". ROMANO FASSIO nei primi mesi del 1965 verrà arrestato quale autore di un attentato alla sezione della Democrazia Cristiana dell ' EUR a Roma e per " ricostituzione del disciolto partito fascista". Ma non trovandosi a suo carico prove sufficienti dopo un mese di detenzione  verrà scarcerato.


Ad  ALBENGA, attorno al 1963 operava un piccolo gruppo di " Giovane Nazione " in cui militava l' allora giovane studente dell' Istituto " Ferrini " RENATO CURCIO( 4 ) destinato a diventare famoso.  "Giovane Nazione " presto si trasformerà, in " Giovane Europa"  e raccoglierà nella cittadina ingauna qualche simpatizzante. In quegli anni " Europa " è un termine molto diffuso, vi sono gruppi "europeisti" che non provengono affatto dalla DX radicale,( come ad esempio il M.F.E.( Movimento Federalista Europeo ), tutti in qualche modo si sentono europeisti, ragion per cui è facile che G.E. venga confusa con  uno dei tanti movimenti europeisti. Il giovane bibliotecario di allora ALDO GHIDETTI ( 1934/ 2011) allora sulle posizioni liberal radicali della rivista " Il Mondo" di MARIO PANNUNZIO, mise a disposizione la sala della biblioteca civica dove un dirigente di " Giovane Europa" dell' Italia settentrionale venne a tenere una conferenza, a cui partecipò anche il giornalista albenganese ROMANO STRIZIOLI ( 1937/2012 ), anch' egli di formazione liberal radicale e " neo- positivista", che molti anni dopo verrà eletto consigliere comunale per il P.C.I. ad Albenga. Nel 1964 GHIDETTI, STRIZIOLI e tale LUCIANO CORRADO fonderanno il settimanale locale " La Settimana Ligure ", dove, nello spirito coerentemente più liberale, verranno ospitate le più svariate opinioni.


Giovane Europa viene fondata a Bruxelles dall' optometrista JEAN FRANCOIS THIRIART il quale a un certo punto rompe,  con l' anima tradizionale della DX radicale. "Giovane Europa" ( ormai sezione italiana di "Jeune Europe" ) dichiara di andare al di là della DX e della SX, del fascismo e dell' antifascismo, dell' anticomunismo e del comunismo aprendo le iscrizioni anche a ex resistenti e a ex internati dei campi nazisti e si da ( a imitazione dei partiti comunisti ) una struttura " giacobina", " leninista " e " nazional- bolscevica". La sua avversione contro l' Unione Sovietica non è tanto ideologica ( anzi, Thiriart ha grande ammirazione per i capi della Rivoluzione di Ottobre), quanto geopolitica. L' URSS, al pari degli USA rappresenta una potenza extraeuropea che opprime una parte dell ' Europa.

Per questo G.E. comincia a guardare con simpatia alla funzione della Cina Popolare, che può essere una preziosa alleata contro le due superpotenze( questa idea fu forse presa dal gen. De Gaulle, che non molto tempo prima si era incontrato con i dirigenti cinesi e aveva riconosciuto la Cina stessa ). Allo stesso modo  si sarebbero dovuti appoggiare tutti quei paesi dell' Est europeo( Juguslavia, Albania e Romania ) che in qualche modo prendevano le distanze da Mosca.

THIRIART arriverà a collaborare con la rivista ufficiale della Lega dei Comunisti Juguslavi e a parlare a Radio Tirana quale " combattente anti imperialista"  e più tardi a Bucarest si incontrerà col dirigente cinese CHU EN LAI.


La dottrina di "Giovane Europa" è contenuta nel libro " EUROPE : Un empire de 400.000 de Hommes " che verrà tradotto in varie lingue( nel ponente ligure, in greco da tale MARKOS NIKIFOROS, residente vicino a Sanremo e intellettuale della Chiesa Ortodossa, mentre la traduzione in italiano viene invece fatta da tale MASSIMO COSTANZO di Roma e stampato per i tipi di Giovanni Volpe Editore( GIOVANNI VOLPE è il figlio dello storico GIOACCHINO ) e verrà recensito anche dallo scrittore fiorentino GIUSEPPE PREZZOLINI.



Per ALASSIO, non abbiamo notizie circa la presenza di gruppi della DX extraparlamentare o radicale fino ai primi anni ' 70 quando MAURO RAVENNA ( storico dirigente genovese di " Ordine Nuovo" e ora residente nella cittadina turistica, dove gestisce il nigth club " Il Boccaccio" ), viene arrestato insieme a un ufficiale in pensione tale col. PITTIGLIANI nell' inchiesta sul Movimento Politico di Ordine Nuovo  fondato da CLEMENTE GRAZIANI, quella minoranza ordinovista, cioè, che a differenza di PINO RAUTI, RUTILIO SERMONTI, GIULIO MACERATINI, si era rifiutata di rientrare nel Movimento Sociale.

PROVINCIA DI IMPERIA

Se per la provincia di Savona siamo partiti da Est verso Ovest, esaminando la provincia di Imperia faremo il percorso inverso da Ovets verso Est.A VENTIMIGLIA esiste un piccolo nucleo di "Ordine Nuovo" guidato da tale ROMANO VIALE mentre nella vicina Bordighera opera certo LUCIO MARTELLI.

MARTELLI, già appartenente a gruppi monarchici si sposta in O.N. - Lucio si considera un cattolico " integralista " e "tradizionalista"( sulla scìa  di autori quali CHARLES PEGUY, ATTILIO MORDINI e PRIMO SIENA, sui cui si formerà anche il docente  medioevalista fiorentino FRANCO CARDINI, ) e al contempo è anche un assiduo studioso di esoterismo e di magìa( materie questa sempre guardate con sospetto, quando non tassativamente proibite, dalla dottrina cattolica tradizionale ). Inoltre per Lucio ( come per RENé GUENON ) la tradizione cattolica è solo il ramo di una più  vasta Tradizione Unica( che si esprime, in forme diverse, e   anche attraverso l' Induismo, il Taoismo di Lu Tsu  e l' Islam Sufista ). LUCIO, che da una parte è terziario francescano e dall' altra pare organizzi sedute spiritiche, è un accanito studioso di GUENON oltreché di JULIVS EVOLA, del quale però non ne condivide il " neo- paganesimo". LUCIO, che MARTELLI è anche poeta ( a 16 anni ha composto il volumetto di poesie " L' Altare della Parola", insieme al suo amico, giovane comunista LORENZO MURATORE ), umorista ( nel 1965 vince il Dattero d' Argento al Salone Internazionale dell' Umorismo di Bordighera ) e giornalista( collabora su testate locali e ha frequentato la Scuola di Giornalismo di Urbino ).


La permanenza di LUCIO MARTELLI in O.N. durerà poco. Dopo breve tempo anch' egli come CURCIO approderà a "Giovane Nazione ", trasformatasi più tardi in "Giovane Europa" fino a diventarne uno dei più importanti dirigenti su scala nazionale.

In breve tempo di a Bordighera e dintorni G.E. raccoglierà diversi simpatizzanti (ma non tutti militanti) quali PAOLO MARTONI, ELENA FRANZONI, ANDREA SOMMARIVA, GABRIELLA MININI, GRAZIA SIFFREDI,LORENZO VIALE ( da non confondere con Romano),il già citato MARKOS NIKIFOROS, FRANCESCO PAPALIA di Sanremo e naturalmente la moglie di Lucio, CECILIA ORRIGO detta " Mimy ".


A BEAUSOLEIL, in territorio francese vicino al Principato di Monaco risiede un militante di " Jeune Europe" ( che in Francia si chiama C.E.P.S.E. Centre Etudes Politiques et Social Europeenne ), tale BERNARDI, di origine italiana.



A SANREMO Ordine Nuovo è guidato da tale FRANCO BONENTI, anch' egli grande studioso di esoterismo. Ma su di lui non sappiamo altro come non sappiamo chi, oltre a lui a Sanremo militasse in quel gruppo.

La vicinanza  con la Francia, nei primissimi anni '60 fece si che diversi membri dell' O.A.S. ( Organisation de l' Armé Sècrete ) frequentassero spesso la zona. Alcuni erano fuggiti in Italia altri " andavano e venivano" .Tra i primi vi era lo scrittore di romanzi polizieschi JACQUES H. JULLIET ( che possedeva anche la casa editrice " Europa Production" con sede a Bordighera ) autore di romanzi su Fra Panurge( il monaco- investigatore) : JULLIET pare fosse in stretto contatto con i servizi segreti israeliani( aveva una moglie di origine ebraica ). Non dimentichiamo che gli ebrei algerini più benestanti si opponevano all' indipendenza del paese e appoggiavano e finanziavano l' O.A.S.


Nel 1962 a Bordighera vi era stato un attentato contro la sede dell' Unione Culturale Democratica ( 5 ) (associazione di tendenza " social- azionista " ma aperta a tutti i democratici ) fondata dal poeta,scrittore e pittore ex partigiano GUIDO HESS detto " SEBORGA" e frequentato ,tra gli altri, dagli allora giovani GIORGIO LORETI, il già citato LORENZO MURATORE e MATTEO LANTERI( futuro sindacalista della C.G.I.L. per il P.S.I. ).

Un altro militante dell' O.A.S., residente però in Francia era tale ARMAND BOTON, un passato adolescenziale di resistente gollista, ufficiale dei Paracadutisti di Marina a Diem Bien Phu. Pur conoscendo le sue frequentazioni le autorità francesi non osavano arrestarlo in quanto veniva considerato tra i soldati più decorati di Francia.
Boton veniva spesso nella zona in quanto era diventato insegnante di Judo e si era creato una discreta clientela.Le sue simpatie golliste ( si racconta che quando il generale parlava alla TV francese, egli interrompesse le lezioni di judo  per ascoltare il discorso ) si spensero quando DE GAULLE decise di concedere l' indipendenza all'Algeria del F.L.N.. Forse nella sua mente si sentì " tradito" dal condottiero che aveva sempre idolatrato e nel 1965 preparò con altri un attentato contro l' uomo politico francese. L' attentato non riuscì. BOTON venne arrestato ma  neppure questa volta, sempre in considerazione del suo passato di combattente, venne condannato e in breve tempo uscì di carcere.


Pare che sopra Sanremo, in Loc. Monte Bignone, l' O.A.S. avesse installato una stazione radio clandestina (6).


A IMPERIA, capoluogo di provincia, si sapeva che nei primi anni '60 il locale nucleo di " Ordine Nuovo " contava circa quattro persone di cui ci sfuggono i nomi, eccezione fatta per un certo CANE.


Nei primi mesi del 1965, il diciottenne GIOVANNI DONAUDI, fino a quel momento nell' area missina, comincia a sentire parlare di gruppi della DX extraparlamentari e la cosa pare interessarlo. Gli viene detto che a Bordighera c' è un certo Martelli che sta più a destra del M.S.I. ( e chi lo informa non sa nemmeno lui se Lucio sia ancora in Ordine Nuovo e in qualche altro gruppo). DONAUDI contatta MARTELLI il quale gli dice che  ormai è da diverso tempo in "Giovane Europa" e che non condivide  più il nostalgismo di O.N., che in Giovane Europa ci sono anche degli ex partigiani, che in politica si guarda avanti e non indietro.


DONAUDI inizia a frequentare spesso MARTELLI, ma per il momento non aderisce a "Giovane Europa ", preferendo mantenersi in contatto con sparuti gruppi e testate dell' area neo-fascista sparsi per la penisola. Riceve regolarmente " Corrispondenza Europea", un ' agenzia di stampa di O.N. diretta da PINO RAUTI e GIULIO MACERATINI. DONAUDI  da le dimissioni dal M.S.I. e dalla "Giovane Italia " ( diretta a Imperia da tale BRUNO SANTINI ), che non vengono però  accettate e quindi risulta " espulso ".


DONAUDI continua ancora per un anno, cerca di stampare anch' egli dei bollettini, esteticamente impresentabili e pieni di errori di ortografia, qualche scritta sui muri dando del lavoro alla Squadra Politica della P.S., i cui agenti si  affannano, tra mille " madonne"  a cancellarle e vendendo in Riviera i libri dell' editore GIOVANNI VOLPE, avuti tramite un suo amico di Genova, fino a che, nella primavera del 1966 viene chiamato sotto le armi nella Marina Miitare, dove ne avrà per 24 mesi.

SERGIO DONAUDI è il fratello minore di Giovanni, ha solo 16 anni ma sembra anch' egli intenzionato all' iniziativa, mantenendosi anch' egli in contatto con vari gruppi e testate della stessa area.

Nell' ottobre del 1967, frattanto, LUCIO MARTELLI viene arrestato in territorio francese vicino al confine, sotto l' accusa di " traffico d' armi ". Viene interrogato con metodi che Lucio definirà " ghestapisti "  e passa diversi mesi nelle carceri di Nizza.Ma al processo risulterà innocente e non solo verrà immediatamente scarcerato ma la giustizia francese dovrà risarcirlo per le percosse subite.

Col 1968 LUCIO MARTELLI darà alla federazione locale di G.E. una caratteristica ancor più innovativa, rispetto alla stessa struttura " nazionalbolscevica", " giacobina" e " leninista " della direzione nazionale ed europea( in Francia alcuni quadri di G.E. provengono dal P.C.F. ).La Giovane Europa del Ponente Ligure sembra essere diventata contestataria e persino "hyppieggiante" . Si discute di Marcuse, di Willhem Reich e naturalmente del grande leader del momento MAO TSE TUNG, seguito da milioni di giovani. Si leggono contemporaneamente " ABC ", " MEN ", "PLAYMEN" e " La CINA " rivista di propaganda  del governo della Repubblica Popolare Cinese, si parla di " rivoluzione sessuale" ( cosa assai rara nel d.n.a. della destra), contrariamente al M.S.I. si giudica positivamente il prossimo divorzio. Si gioca con i CHING. A Imperia a Giovane Europa aderisce anche tale IVAN SIRAGUSA.

Alle elezioni politiche del maggio ' 68 LUCIO MARTELLI dichiara di votare P.S.I.U.P. ( Partito Socialista Italiano di Unità Proletaria ), gruppo di sinistra molto meno legato all' U.R.S.S. rispetto al P.C.I.A IMPERIA  da pochi anni si è costituito il P.C.d' I.(m.l.) ( Partito Comunista d' Italia-marxista-leninista- ) di osservanza filo-cinese diretto dall' ex partigiano ANGELO ZECCA ( uscito dal P.C.I. nel 1956 dopo il XX° Congresso del P.C.U.S. dove vennero denunciati i crimini dello stalinismo). Giovane Europa prende subito contatto con il gruppo "m.l." attraverso i fratelli DONAUDI ( ormai iscritti  nel gruppo "thiriartiano" ) e lo stesso LUCIO MARTELLI. I due gruppi faranno insieme diverse iniziative in tutta la provincia.


A Imperia viene contestato il film imperialista  " I Berretti Verdi ". A Sanremo contestazione dell' incontro di pugilato BENVENUTI- FULLER  all' Ariston di Sanremo e nel 1969 del Festival  della Canzone, che allora  si tiene ancora nel Salone del Casino.


Con gli scontri tra cinesi e sovietici sul fiume Ussuri, il P.C.d' I. di ZECCA firma un volantino con "Giovane Europa" che così si conclude " 700.000.000 di CINESI NON SONO SOLI - CON LORO HANNO 400.000.000 DI EUROPEI - Tale volantino diverrà famoso in tutta Italia e verrà spesso citato in articoli e libri  editi successivamente, e da alcuni giudicato " provocatorio".


Anche l' invasione sovietica della Cecoslovacchia impegna Giovane Europa( che denuncia a patti di Jalta ) e lo stesso P.C.d' I, che attraverso il suo organo "Nuova Unità" scrive " ATTACCO DEI REVISIONISTI SOVIETICI ALL' INDIPENDENZA CECOSLOVACCA ". Più tardi " La Nation Europeenne " di Bruxelles e la sua riduzione italiana " La Nazione Europea" pubblicano l' intervista che JUAN DOMINGO PERON ( allora esule), concede a JEAN FRANCOIS THIRIART. L'ex presidente argentino di dichiara d' accordo con FIDEL CASTRO, con la Cina Maoista e definisce ERNESTO CHE GUEVARA "  il simbolo della liberazione sudamericana" -

Giovane Europa si scioglie nell' estate del 1970 al congresso di Napoli.LUCIO MARTELLI resterà in fase " attendista" al contempo acquisendo sempre più una cultura libertaria, mentre SERGIO DONAUDI, aderirà al gruppo di O,L.P. ( Organizzazione Lotta di Popolo), quel gruppo che i mass-media un pò esageratamente definirono " nazi-maoista", ma che ORESTE SCALZONE, in un lungo articolo su FRIGIDAIRE dichiarò che costoro erano più che altro gente con le idee confuse e non si potevano certo liquidare come " provocatori" o " infiltrati" nella SX ( 7 ) )  e cercherà di fondare un gruppo nel Ponente, dove aderirà un certo CALZAMIGLIA e altre 2 persone.


L' O.L.P. viene sopravalutata dalla sinistra extraparlamentare locale e viene definita " più pericolosa del M.S.I. " come se quattro,anzi tre gatti potessero costituire un pericolo per la sinistra stessa.


GIOVANNI DONAUDI è in giro per il mondo e pare avere accantonato la politica.


Anche Lotta di Popolo presto si scioglie e da quel momento non si può parlare più di destra radicale nel Ponente Ligure( ammesso che l' ultima "Giovane Europa", almeno in quella zona geografica, la si potesse considerare ancora " di destra" ).




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LUCIO MARTELLI, prende contatto con " Manifesto" nella diffidenza di alcuni suoi membri locali, diventerà sempre più libertario fino a iscriversi al Partito Radicale, collaborerà più tardi  anche con i nascenti Verdi e in seguito( deluso della politica filo- atlantista di PANNELLA & C. )  a Rifondazione Comunista, partito che lo inserirà nel Direttivo provinciale. Dopo anni di indifferenza religiosa( lontani i tempi del "tradizionalismo" cattolico ! ) aderirà al Buddismo Tibetano. Morirà improvvisamente nel novembre del 2006.


CECILIA ORRIGO "Mimy", compagna di Lucio intensificherà le sue conoscenze esoteriche e frequenterà anche corsi di medicina naturale ( o Naturopatia ) e praticherà massaggi ayurvedici e altre terapie naturali, quali la Cristalloterapia -


BERNARDI si trasferirà a Parigi e aderirà al movimento gollista.


FRANCESCO PAPALIA aprirà una libreria con prevalente argomento esoterico e spiritualista.


SERGIO DONAUDI  si iscriverà al Partito Socialista Italiano e in seguito al P.C.I. -


GIOVANNI DONAUDI dopo diverso tempo di indifferenza politica aderirà a un gruppo della Sinistra cristiana di Ventimiglia( dove sono presenti, tra gli altri, LUIGI COLLECCHIA, CLAUDIO BERLINGERO, LUCIA CORNA ) che stampa il piccolo mensile " La Goccia ". Le sue simpatie andranno a " Il Manifesto" e nel 1979, nel frattempo trasferitosi a Torino, si iscriverà a Democrazia Proletaria e più tardi al P.C.I. -

ROMANO VIALE andrà a lavorare in Germania e finirà per iscriversi allo S.P.D. (socialdemocratici) -LORENZO VIALE da diversi anni residente a Udine  diverrà comunista. Tornato  in provincia di Imperia, dopo lo scioglimento del P.C.I. aderirà anch' egli a Rifondazione dove ritroverà il suo vecchio amico Martelli.

IVAN SIRAGUSA diventerà anni dopo un "Testimone di Geova ".



MARKOS NIKIFOROS, sarà più tardi  il portavoce greco-ortodosso del S.A.E. ( Servizio di Attività Ecumenica ) un gruppo  religioso progressista di cui fanno parte cattolici, protestanti, greco-ortodossi, ebrei e membri di qualsiasi religione che ne faccino richiesta.

ANDREA SOMMARIVA morirà anni dopo per una brutta malattia della pelle.

oooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooQuesto dunque quanto sappiamo.  Giovane Europa fu l' unico gruppo in cui, dopo lo scioglimento del 1970, ben pochi dei suoi aderenti tornarono alla " casa madre " della destra. Gli ex di G.E. si divisero in tutti i gruppi possibili e immaginabili. La maggioranza di essi si spostò a Sinistra( qualcuno al Centro )e c' è da chiedersi se per caso così facendo non intendessero proseguire, da Sinistra, il loro antiamericanismo e antiimperialismo, cosa  d' altra parte già  vista nel dopoguerra con personaggi quali UGO SPIRITO, STANIS RUINAS, ENRICO LANDOLFI, PIERO VIVARELLI,FIDIA GAMBINI, etc.


Giulio AICARDI

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NOTE



( 1 ) - Roberto Gremmo - LE TRAME EVERSIVE DELLE CAMICIE VERDI A MILANO, SAVONA e BOLZANO NEL 1965 - Articolo apparso si " Storia Ribelle" N. 4 - Inverno 1996- 97 -

Nello stesso periodo dell' arresto di Romano Fassio su L' Espresso apparve un articolo sull' argomento dall' ironico titolo " Il Fassio Littorio "


(2) Roberto Gremmo - LE " CAMICIE VERDI DELLA GUARDIA DI FERRO NELLA ROMANIA FASCISTA( nello stesso fascicolo N.4 ) -


(3 ) Oriana Fallaci - INTERVISTA A MONS. CAMARA - pubblicata attorno al 1970 su di un numero de " L' Europeo " -

Umberto Eco - IL PENDOLO DI FOCOULT -


( 4 ) Giorgio Bocca - IL TERRORISMO ITALIANO - Biblioteca Universale Rizzoli - Milano -

Anonimo - DA JEUNE EUROPE ALLE BRIGATE ROSSE( Anti americanismo e logica nell' im-

pegno rivoluzionario ) - Società Editrice Barbarossa - Milano, 1990 -


( 5 ) Massimo Novelli - L' UOMO DI BORDIGHERA ( indagine su Guido Seborga )-Spoon River-

Torino, 2003 -


( 6 ) Testimonianza di Moreno Marchi ( 1951 - 1997 ) -


( 7 ) Oreste Scalzone - LA MIA VITA CON AMORE - su un vecchio numero della rivista

Frigidaire ( mensile diretto da VINCENZO SPARAGNA) negli anni ' 80


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Si ringraziano a distanza di anni tutti coloro che ci hanno aiutato nella ricerca. In particolar modo LUCIO MARTELLI e GIOVANNI DONAUDI ( che ci raccontarono diverse cose della loro vita ), ALDO GHIDETTI e ROMANO STRIZIOLI di Albenga e entrambi scomparsi. L' anch' egli scomparso MORENO MARCHI di Sanremo e altre persone che desiderano mantenere l' anonimato -


g.a.

sabato 31 agosto 2019

Pluralismo e Accoglienza

Il pluralismo, nelle scienze sociali, è la condizione di una società in cui individui e gruppi diversi per razza, etnia, religione, cultura, orientamento politico o altro, coesistono nella tolleranza, quindi per quel che riguarda l’accoglienza è una condizione imprescindibile in quanto essa possa realizzarsi in maniera ideale con tutti i fattori relativi del vivere sociale “dignitoso e decoroso”.

 Il pluralismo o meglio i pluralismi sono per natura stessa in contrapposizione con razzismo e xenofobia. La domanda è “Quale Pluralismo è la risposta più persuasiva al razzismo” (Madrussan, 2016). 



domenica 28 ottobre 2018

Storia – La Genova Del Dodicesimo Secolo Negli “annali Di Caffaro”

Una fonte di primaria importanza per la storia di Genova nel dodicesimo secolo e quella costituita dagli Annales Ianuenses (Annali genovesi), più noti come Annali di Caffaro, dal nome del loro autore. Caffaro (1080-1166), di nobili Origini (era figlio di Rustico Caschifellone, della famiglia dei Visconti di Genova), partecipo attivamente alla vita politica genovese, sia in qualità di console (negli anni 1122, 1125 e 1127), sia di capitano della flotta, sia di ambasciatore (fu inviato in missione, in particolare, presso l’ imperatore Federico Barbarossa e presso il papa Callisto II).
Combattente nella prima crociata, il giovane Caffaro, allora ventenne, prese l’abitudine di annotare le vicende cui partecipava 0 di cui aveva diretta conoscenza e mantenne il suo impegno di scrittura – sia pure con intervalli dovuti alle cure
di governo – per tutta la vita. Ne risultarono varie opere a carattere storico, la prima delle quali, il Liber de liberatione civitatis Orientis, che narra le vicende della prima crociata, già da la misura del suo spirito di cronista laico, attento agli uomini e alle cose, consapevole del valore d’insegnamento che ha la conoscenza dei fatti accaduti. Autore anche di una Historia Almariae e Tortuosae sulla spedizione pisana-genovese del 1147-48 a Minorca, sua opera principale restano gli Annali di “tutto ciò che di anno in anno accadesse ” a Genova a cominciare dal 1099 fino al 1163, quando ormai ottantatreenne la presento ai consoli di Genova, i quali ne deliberarono l’annessione all’archivio pubblico e la continuazione ufficiale.


sabato 10 febbraio 2018

Foibe. Esecutore: Tito. Mandante: Mussolini.

Quella del titolo potrebbe sembrare una sintesi semplicistica ma senza la italianizzazione forzata della minoranza slava e la successiva invasione del territorio yugoslavo nel 1941 con repressioni, deportazioni, campi di concentramento fucilazioni e altro, non staremo qui a parlarne e Istria, Fiume e Zara sarebbero ancora a maggioranza italica con minoranze slave rispettate con diritto di cittadinanza totale. E' una questione culturale, linguistica, storica; non nazionalista o "patriottarda". 
Si pensi tra i tanti a personaggi come Tommaseo e Tartini  nativi di quei luoghi. 
E l' "italicità" adriatica orientale non era solo di origine di veneto-giuliana,  non vi  erano solo coloni di Venezia, soprattutto in origine erano dalmati e istriani che parlavano la loro lingua romanza, ma che essendo rimasti per lungo tempo sotto Venezia, ne avevano adottato la lingua. Inoltre vi era anche una colonizzazione da parte di italiani provenienti da altre zone, e la Repubblica di Ragusa che per secoli rimase stato indipendente e cadde anche nel 1808 resistendo qualche anno in più rispetto a Genova e Venezia.In questa contesto la presenza slava inizia a caratterizzarsi con il loro arrivo nel VI -VII secolo e progressivamente si stanzieranno anche sulle presso la costa.

La storia del confine orientale è complicatissima e le contrapposizioni destra-sinistra sono solo elementi di disturbo.

Si può capire solo inserendola nel secolare conflitto tra popolazioni romanze e slave per il possesso delle coste della Dalmazia.
Con la caduta della Repubblica di Venezia nel 1797 e con la sua "non restaurazione" dopi il Congresso di Vienna nel 1815, quelle terre passarono all'Austria: nei complessi giochi di potere nell'800  il governo asburgico favoriva l'insediamento di popolazioni germanofone e slavofone per lo più di confessione cattolica (Croati soprattutto) anche sulle coste, mentre la stessa Austria sfavoriva gli ungheresi (pur essendo questi parte stessa dell'Impero). 
Gli ungheresi tentavano di trasformare Fiume in una città ungherese, ma molto a fatica, dato che la maggioranza era slavo-romanza (dalmato-italiana). Fiume fu veneziana solo per un breve periodo ma ha una storia di presenza italica particolare e variegata ove troviamo anche stirpi di origine marchigiana e adriatica in genere. Gli Italiani della zona erano sfavoriti dalla politica e dall'economia austro-ungarica per la loro endemica infedeltà già dal 1820-1830. 


Mappa della Repubblica di Ragusa e dei suoi cantieri navali


In quegli anni nacque anche il nazionalismo croato che favoleggiava della rinascita di uno stato croato erede del regno di Croazia medievale che peraltro era esistito per pochissimo tempo, mentre i nazionalisti italiani ambivano a riconquistare i territori della perduta Repubblica di Venezia. 
L'anno di svolta fu il 1848, fino ad allora l'Austria si era servita delle popolazioni romanze della costa per la sua flotta, ma dopo la rivolte in Veneto perse completamente la fiducia nell'elemento italiano che venne del tutto estromesso. 
In più, per bilanciare il sempre più forte elemento ungherese (che portò alla nascita della doppia monarchia, doppio stato, Austria + Ungheria nel 1867) iniziò sempre più a guardare con favore l'emergente nazionalismo croato, tant'è che non esitò a sfruttare truppe croate per reprimere le rivolte in Ungheria. 
Quando poi nel 1866 il Veneto venne annesso all'Italia, le posizioni si fecero più chiare: l'Austria favoriva i Croati scopertamente.
In mezzo alle lotte tra Croati e Italiani, i Dalmati, gli unici veri abitanti romanzi originari della zona, sfavoriti da tutti lentamente si estinsero come gruppo etnico-linguistico (l'ultimo parlante morì nel 1898). 


In mezzo a tutto questo  si aggiunse poi dalla fine dell'800 la Serbia che aspirava a riunificare tutti gli slavi del sud e favoriva gli slavi ortodossi . Dopo la prima guerra mondiale dalla zona si ridussero fino a quasi scomparire tedeschi e ungheresi, rimasero soprattutto  croati-serbi sostenuti dalla Jugoslavia (l'ampliamento della Serbia) e italiani.

lunedì 30 novembre 2015

Storia e memoria della Genova operaia Demolito l'Ansaldo Meccanico - Da "Umanità Nova" n.29 del 26 settembre 1999 -Guido Barroero

A Sampierdarena, nell'area della Fiumara, stanno sparendo gli ultimi capannoni dell'ex stabilimento Ansaldo Meccanico. Un piazzale polveroso prende forma lungo l'argine del torrente Polcevera (il Porcovera, ovvero fiume delle trote degli antichi celti liguri) facendo il paio con l'area di Campi, sull'altra sponda.

domenica 28 dicembre 2014

Sestri, oh cara! Da "Umanità Nova" n. 37 del 10 novembre 2002

Sestri, oh cara!
Una cittadella proletaria, anarchica e sovversiva dall'avvento
del fascismo alla resistenza 


Quattro luglio 1921: squadre fasciste assaltano la Camera del
Lavoro di Sestri. Nelle loro intenzioni è l'attacco decisivo
dopo mesi e mesi di provocazioni e di aggressioni contro i
lavoratori e la popolazione della cittadella sovversiva del
genovesato. Se si passa a Sestri, si passa a Genova, e se si
passa a Genova anche il nord Italia cadrà in fretta. È questo il
ragionamento - d'altra parte fondato - che ispira i capoccia
fascisti e che porta a pianificare l'azione con cura. Sono
presenti squadristi di altre regioni (prevalentemente toscani) e
come di consueto carabinieri e polizia (con due autoblindo) che
devono garantire "l'ordine". Dentro la Camera del Lavoro sono
però attestati un centinaio di operai e militanti, in gran parte
armati, che sono decisi a resistere. La sparatoria è violenta e
dura fino all'alba del 5, due saranno i feriti gravi tra gli
aggressori. Solo allora i difensori si ritirano da un'uscita
secondaria e i fascisti possono entrare, preceduti da un
autoblindo che sfonda il cancello. È vittoria per i fascisti, ma
una vittoria molto parziale. Infatti nei mesi successivi la CdL
sarà riaperta, di nuovo chiusa e così via (1) fino alla chiusura
definitiva nel settembre del 1922, in un altalenarsi di vicende
(2) che testimoniano tutte le difficoltà dei fascisti ad
espugnare la "fortezza proletaria" del ponente. Tuttavia la
lotta è impari e alla fine i fascisti passano, la resistenza
della classe operaia sestrese è vinta, ma non schiacciata. Duri
scontri tra fascisti, guardie regie da una parte, operai, Arditi
del Popolo, sindacalisti, anarchici e comunisti si protraggono
per quasi tutto il 1922. Le spedizioni punitive dei fascisti
ormai sono all'ordine del giorno, ma continuano a trovare
opposizione, anche se sempre più debole. Nelle fabbriche si
cerca di resistere, l'ultimo sciopero generale, proclamato il 31
luglio del '22, viene seguito con grande compattezza dalla
classe operaia sestrese, ma è veramente il canto del cigno. Il 3
agosto i fascisti scatenano l'attacco definitivo contro Genova e
Sestri. Dopo un paio di giorni di vera battaglia la resistenza
antifascista è piegata, centinaia di squadristi controllano le
strade e presidiano gli stabilimenti. Si scatena la caccia al
"sovversivo". Solamente a Sestri oltre seicento operai, per
sfuggire alle persecuzioni fasciste, devono espatriare
(prevalentemente in Francia) entro la fine del 1922. Molti altri
vengono arrestati o, comunque, perdono il posto di lavoro.

Con la vittoria e l'insediamento stabile del fascismo al potere
si chiude così la prima fase di una lotta che si protrarrà, in
diverse forme, fino all'aprile del '45. Se, come scrive Gino
Bianco: "La resistenza opposta dagli operai e le drammatiche
vicende che accompagnarono la penetrazione del fascismo a
Sestri, offrono un modello in certo modo esemplare di ciò che
accadde e ciò che significò l'irruzione in una 'cittadella
rossa' della violenza fascista e di Stato, eversiva e
sconvolgente di tutti i vecchi rapporti solidaristici e di
quell'insieme di valori, di credenze e anche di miti che
costituiscono una 'comunità operaia'" (3) è pur vero che,
nonostante la totale distruzione del tessuto associativo
solidaristico e produttivo, una comunità proletaria fortemente
integrata alla città, come quella sestrese, ha tutte le risorse
per ricomporsi, anche nelle forme più inusuali.

Sei giugno 1938. Mussolini è in visita a Genova. Decine di
migliaia di operai vengono coattamente avviati a presenziare al
discorso del Duce a Sestri. È un bagno di folla, ma non di
quelli a cui è abituato il gerarca fascista: l'atteggiamento
della massa operaia è gelido e ostile. Mussolini se ne va,
inferocito, e giura che non tornerà più a Genova. È la seconda
fase della lotta antifascista del proletariato sestrese, quella
della resistenza sotterranea, nascosta, ma palpabile.

Per il proletariato sestrese non ci sono più, ormai da anni, le
condizioni per scendere in campo: gli ultimi scioperi risalgono
al 1927 e si tratta di episodi molto limitati. Le organizzazioni
sindacali e politiche della sinistra sono state spazzate via,
l'ultimo segno di vita dell'USI è il convegno clandestino tenuto
proprio a Sestri nel 1925 (4). È la stagione più cupa in cui il
fascismo trionfante e stabilizzato celebra i suoi "fasti". Ma è
anche la stagione nella quale, nel contesto di un sentimento
antifascista generalizzato, i compagni rimasti tentano
faticosamente, ma incessantemente, di tenere vivi i rapporti e
di ricostituire reti di contatti. È la stagione, potremmo dire
parafrasando Danilo Montaldi, dell'antifascismo da osteria:
chiuse le sedi politiche e sindacali, anarchici, comunisti e gli
altri antifascisti eleggono a sedi di ritrovo bar e osterie e
non solo per bersi un bicchiere di vino. È la stagione nella
quale - distrutte le reti dell'associazionismo solidaristico e
produttivo - gli antifascisti sestresi eleggono a sede
cospirativa "interpartitica" i locali della Croce Verde
Sestrese. Molti dei caduti sestresi nella resistenza furono
militi volontari di questa associazione. Volontari nella Croce
Verde furono anche diversi esponenti di quella straordinaria
famiglia di anarchici e antifascisti sestresi che è stata la
famiglia Stanchi. Quattro degli otto figli del "sovversivo"
Edoardo (1855-1929) furono sempre in prima linea nelle battaglie
sindacali e politiche dal biennio rosso alla resistenza. Carlo
detto Carlin (1897-1981) e i suoi fratelli Dante (1891-1957),
Attilio (1894-1967) e Roberto (1900-1952) militanti anarchici e
dell'USI, parteciparono alle lotte del biennio rosso,
all'occupazione delle fabbriche e alla difesa della Camera del
Lavoro dagli attacchi delle squadre fasciste. Obbligati
all'esilio nel 1922 espatriano in Francia. Nel 1923 Attilio e
Carlo rientrano in Italia, mentre Dante e Roberto rimangono a
Marsiglia. Per i primi due si apre così una lunga stagione di
persecuzioni fasciste, di confino e di mancanza di lavoro. Dante
e Roberto nel 1936 vanno a combattere volontari in Spagna sotto
falsa identità e vi restano per tutta la durata della guerra.
Nel 1939 rientrano in Francia e allo scoppio della guerra
mondiale Dante ritorna a Sestri, dove si riunisce ai fratelli
rimasti e ne condivide le sorti. Due dei giovani Stanchi, Dario
(figlio di Enrico, fratello di Carlo e degli altri) e Walter
(figlio di Attilio) cadranno, uccisi dai tedeschi, in azioni
partigiane in Piemonte nei primi mesi del 1944. Walter non aveva
ancora diciassette anni 

giovedì 4 dicembre 2014

LA RIVOLUZIONE GENOVESE DEL 1746


Alla fine dell’estate 1746 Genova è costretta a cedere di fronte alla pressione degli eserciti austrosardi. La vecchia repubblica oligarchica si era decisa a entrare in guerra a fianco delle potenze borboniche (Spagna e Francia) - si tratta della guerra di successione austriaca - per contrastare in qualche modo le mire espansionistiche di Carlo Emanuele III di Savoia su Savona e Finale. Ma le sue energie erano scarse, e più scarse ancora erano quelle del ristretto gruppo oligarchico al potere, per di pm diviso in un’ala interventista e un’ala neutralista e filo-austriaca.
Le pesanti riparazioni imposte dagli austriaci spezzano il delicato equilibrio economico della repubblica, provocando inflazione e disoccupazione. Per alcune settimane un sordo malcontento serpeggia per la città, fino a che, il 5 dicembre 1746, un banale incidente da fuoco alle polveri: nel sestiere Portoria un gruppo di ragazzi risponde a sassate alle prepotenze di un ufficiale austriaco (episodio del “Balilla”).
Tra il 5 e il 10 dicembre si verificano scontri, disordinati e spontanei, fra austriaci e popolani, in un crescendo sempre più drammatico che il 10 sfocia in una vera e propria insurrezione generale. Chi sostiene inizialmente tatto il peso degli scontri e la "feccia più vile di Genova", come commenterà un anonimo aristocratico qualche tempo dopo: " garzon di tavernari, pattumai, ciabattini, fognai, facchini da carbone e da vino ", e infine "pescivendoli ".
Alla fine gli austriaci sono costretti ad abbandonare la città.
Il movimento insurrezionale si e dato un’embrionale struttura politico-militare nel corso della lotta stessa: gli uomini che hanno di fatto diretto le operazioni militari - Tommaso Assereto, Carlo Bava, Camillo Fiorentini - danno vita a un "Quartier generale de’ capi del popolo difensori della libertà ", la cui sede è fissata in via Balbi. A partire da questo momento a Genova si instaura una sorta di dualismo di potere, una direzione bicefala: il potere popolare, che trova una prima espressione nel quartier generale di via Balbi, e i serenissimi collegi - i tradizionali organismi di potere dell’oligarchia _ che hanno fatto da spettatori durante lo svilupparsi del movimento popolare.
L’atteggiamento dell’aristocrazia di fronte all’insurrezione non è unilineare. A parte un’esigua minoranza di nobili che si integra nel movimento - i << nobili popolari » la stragrande maggioranza dell'oligarchia intende da una approfittare degli avvenimenti in funzione anti-austriaca, dall’altra teme, per istinto di classe un possibile sbocco eversivo della dinamica degli avvenimenti. Il << magnifico » Matteo Franzone riassume efficacemente la situazione: " siamo tra due flagelli " (austriaci e popolo).
In realtà, la rivoluzione popolare, spontanea e disordinata nel suo sviluppo, non ha un preciso
programma politico ed economico, ed è destinata a essere recuperata dall'aristocrazia. Il 17 dicembre un’assemblea popolare si da un organismo direttivo: l’assemblea del popolo, composta di trentasei membri (dodici capipopolo, dodici rappresentanti delle Arti; dodici rappresentanti "dell’ordine più civile", cioè della nobiltà e dell'alta borghesia).
I primi provvedimenti dell’assemblea del popolo sono diretti a cercare di incanalare il movimento spontaneo, sforzandosi di mantenerlo entro gli orizzonti della lotta anti-austriaca.
Una serie di concessioni in materia economica da parte dell’oligarchia facilitano il raggiungimento di questo obiettivo.